Ne la Nuova Venezia del 14 aprile leggo che finalmente, a opera della Fondazione Venice in Peril diretta con tale grinta ed efficienza da Lady Francis Clarke, alle Gallerie dell’Accademia sarà allestita una nuova sala canoviana per farci vedere i preziosi bozzetti di terracotta restaurati che per troppo tempo hanno dormito nei depositi.
Canova di Possagno fa parte dei miei ricordi antichi.
Le meravigliose tempere rimarranno alla luce del sole fino al 30 settembre grazie alla mostra inaugurata il 2 marzo a Possagno. Leggo nell’introduzione del catalogo della mostra che Palacio Gonzales ha ritrovato l’originale della scultura che io ammiravo nella collezione dei gessi.
Io ho avuto la fortuna di abitare fino a qualche anno fa nella casa che era del Cicognara che è stato il primo critico ad occuparsi della figura di Canova, talmente legato a lui che lo scultore gliè morto tra le braccia. Quando ho comprato la casa ho visto sopra gli archi delle scale una scultura che mi ricordava Canova ma completamente ricoperta di ridipinture. Mi sono accorta che era bella solo col mio solito sistema: adoperando lo sputacchio e grattando ho sentito lo splendore del gesso originale, occhio che ho approfondito fin da bambina facendo da servidor nello studio di Zia Marta nella vecchia casa di Pieve. Ho fatto subito ripulire la scultura che ricorda la Testa di Clio (o Calliope) del Musée Fabre di Montpellier e quella conservata alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Non ho però trovato il gesso a Possagno, forse non ho fatto una ricerca abbastanza scientifica, la mia ignoranza è crassa! La testa mi accompagna dovunque facendo da supporto ai miei buffi cappelli.
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